11 aprile 2011

CASE D'ARTE. I luoghi della creatività




CASE D’ARTE - Guida ai Luoghi della Creatività

A Firenze esiste una fitta rete di studi e laboratori che operano nel campo delle arti visive, luoghi, più o meno nascosti, che con il loro esistere e resistere contribuiscono alle energie vitali e creative della città. 

Con il progetto CASE D’ARTE - Guida ai luoghi della creatività l’Associazione Culturale Artefice si propone di far emergere quel lavoro costante e silenzioso portato avanti da centinaia di artisti nel cuore di Firenze: lo scopo primario è realizzare una pubblicazione che possa raccogliere un numero rappresentativo di artisti che lavorano sul territorio divenendo “guida tascabile” per conoscere la posizione degli studi nei quartieri della città.
Vivere l'arte dove è ancora embrione, negli studi: luoghi, energie e personalità che di fatto animano un tessuto urbano che sente la necessità di contribuire ad un'immagine culturale degna della universale reputazione artistica di Firenze.
A tale scopo ogni artista che parteciperà al progetto avrà la possibilità di farsi conoscere rispondendo a 10 domande poste dalle più importanti personalità della cultura e della politica fiorentina: “Vivere di creatività a Firenze” sarà l’argomento di queste interviste. Un modo innovativo e, crediamo, appetibile per mettere in mostra le eccellenze del sottosuolo artistico della città.





INTERVISTA 
virginia lopez  e:
LUIGI LOMBARDI VALLAURI
L’Arte è qualcosa che punta all’emozione estetica, ma l’emozione estetica può essere un punto d’appoggio per un balzo a qualcosa di ulteriore? Sei in grado di descrivere l’ulteriore?
VL: Attraverso l’emozione estetica l’occhio guarda (indietro) oltre la nebbia del mondo, la essenza delle cose e colui che guarda non è estraneo alle cose che guarda, ne fa parte. Come scrive Rilke nelle sue Lettere su Cezanne  esempio perfetto di tutto ciò che racchiude l’emozione estetica, “volevo raccontarti tutto questo perché in cento punti si ricollega a tante cose intorno a noi, e a noi stessi”. L’emozione estetica svela, arriva come un punctum, senza ancora definire, rimanendo sempre un qualcosa di latente e nascosto e questa mancanza di risoluzione definitiva, infinite possibilità di significazioni, costituisce l’essenza del godimento estetico. In una sorta di katharsis, l’uomo abbraccia l’ordine simbolico attraverso l’empatia emozionale e lo sguardo critico.
GIULIANO DA EMPOLI
L’arte non può forse cambiare il mondo, ma può almeno tentare di cambiare il modo di vedere il mondo. Come pensi che la tua ricerca artistica possa cambiare il modo di vedere la città?
VL: L’opera d’arte propone sempre delle utopie, pone domande, stimola il pensiero. E uno sguardo diverso di fonte al quotidiano, un dialogo aperto e stimolante, uno spazio per la riflessione, una via per vedere con occhi nuovi. Se trasforma il nostro sguardo, trasforma il mondo.
PIERO FERRUCCI
Pensando a una delle tue opere, come descriveresti la sua nascita e il suo sviluppo nel tuo mondo interiore?
VL: Mi piace pensare alla me opere come a una sorte di progressivo accumularsi di intuizioni che lentamente sedimentano, dove ognuna di esse appare come una nuova tesela di margini un po’ incerti che attende ancora … una forma di vivere e di capire il nostro essere nel mondo, attraverso la memoria, le paure, i desideri, in un costante tentativo di andare oltre. Il tutto si concretizza nel momento del fare, del lavoro vero e proprio, silenzioso e costante, e sperimentando tecniche e materiali per materializzare quel qualcosa in più che quel giorno ho imparato, saputo o intuito.
LUIGI ZANGHERI
Ritenete utile (o inutile) nell’attuale scenario del sistema dell’arte un atteggiamento “morale” in rapporto al proprio operare?
VL: Assolutamente indispensabile.
PIETRO GAGLIANO’
Una riflessione sugli studi d’artista impone l’interrogativo sulla distanza che l’artista pone, o elude, tra sé e il mondo e su quanto sia giustificabile oggi il lavoro di un artista che (seguendo un modello romantico e bohemien) ritenga di poter lavorare senza guardare oltre i confini del proprio spazio protetto. L’attualità (su scala locale e globale) che peso ha nel processo creativo? Quanto un artista dovrebbe avvertire il dovere di sollevare le questioni del disagio sociale, del dissesto ecologico, dell’emergenza geopolitica?
VL: La distanza tra l’artista e il mondo è la condizione indispensabile del processo creativo e il luogo dove la critica avviene, altrimenti l’occhio diventa miope, riproduce la realtà senza creare un’alternativa. La distanza critica può diventare evasione proponendo eden lontani: mondi migliori, possibili e alternativi, oppure realtà crudeli filtrate dal sublime e dal piacere estetico. Può anche presentarci realtà nude come schiaffi e segnalare ingiustizie che attraverso i mass media vengono quotidianamente mascherate oppure presentate e istantaneamente immagazzinate. In ogni modo l’arte per me ha a che fare con l’utopia: ideale etico-politico destinato a non realizzarsi dal punto di vista istituzionale, ma avente ugualmente funzione stimolatrice nei riguardi dell’azione politica, nel suo porsi come ipotesi di lavoro o, per via di contrasto, come efficace critica alle istituzioni vigenti (Devoto-Oli).
FIAMMETTA STRIGOLI
Televisione, pubblicità, personal computer, internet concorrono a caratterizzare l’individuo di questo nostro tempo come homo videns, un fruitore di immagini esposto ad esperienze visive che sono il risultato della ricerca tecnica prima, tecnologica poi, e che hanno talvolta fornito “materiali” al fare arte, incidendo sul profilo dell’artista contemporaneo per l’opportunità di amplificare la propria traiettoria operativa, contaminando e ibridando i linguaggi espressivi.
Salto in positivo di creatività comunicativa capace di cambiare nel tempo il significato di artista più vicino al profilo dell’artista rinascimentale o anti-arte che nega la “vera” creatività a partire dalla presa di distanza dal concetto di manualità, insito nei generi classici come il disegno, la pittura e la scultura?
VL: Tutto dipende da come si riesce a gestire ed utilizzare le nuove tecnologie. Penso sia un bene utilizzare tutto ciò che può essere utile alla materializzazione d’una idea, ognuno deve scegliere il medio che gli è più congeniale, senza preconcetti. L’arte si sviluppa di pari passo con il mondo delle idee e della tecnica, basta non essere schiavi della tecnologia: da sola non è garante di novità e di qualità artistica. Nel mio lavoro, la manualità è importante perché la materia è tempo. Profondità, peso, opacità, ombra … i materiali comunicano profondi e primordiali significati archetipi. Nel mondo d’oggi, e contro il sentimento di alienazione, forse dobbiamo rimetterci in contatto con i materiali. D’altra parte e citando Tarkovskij, l’intero mondo è racchiuso in una semplice goccia d’acqua.
CRISTINA GIACHI
Ti senti parte di un movimento artistico fiorentino? Esiste una sinergia tra i giovani artisti? Esistono luoghi di discussione-confronto? Si lavora pensando alla città o il lavoro è rivolto ad un pubblico esterno?
VL: Non credo che siano le frontiere geopolitiche quelle creano un sentimento di appartenenza o condivisione di idee e progetti, e le sinergie che senz’altro esistono tra artisti giovani e meno giovani nascono dalla condivisione del tempo storico, dall’eredità culturale, dal inconscio collettivo e dallo sguardo con cui vengono filtrate ognuna di esse. Come diceva Nietzsche essere contemporanei è sempre essere un po’ distanti dalla contemporaneità.
Credo che recentemente sono nate delle iniziative in città che favoriscono la discussione-confronto ed incontro tra gli artisti, anche tra artigiani e artisti (un aspetto spesso sottovalutato), iniziative che però vanno coltivate e curate. Il lavoro risultante (laboratori didattici, lectures, workshops – abbastanza carenti nel territorio!, mostre …) dovrebbe essere un lavoro che si svolge/presenta in città ma con uno sguardo ampio rivolto a chiunque abbia curiosità e voglia di porsi domande. Non pensando ad un pubblico, ma alle persone.
VALENTINA FILICE
Reputi che quello dell’artista possa essere ritenuto un mestiere pari agli altri? Se d’accordo, in che termini potrebbe regolarizzarsi all’interno del circuito economico e produttivo nazionale?
VL: Fare l’artista richiede mestiere, saper fare. Questo lungo processo richiede tempo, studio, materiali e un circuito economico e culturale dinamico e costante che lo favorisca. Ma il sistema capitalista reduce tutto a prodotti, e l’arte si è mercificata, risponde alla domanda e l’offerta ma soprattutto alla voragine dei consumi veloci dell’usa e getta. In questo aspetto è fin troppo regolarizzato, al meno il prodotto finale. Bisognerebbe invece che ci fossero degli organismi che tutelano l’arte non come merce, e quindi in base al suo profitto, ma come bene comune, che indipendentemente del profitto economico, genera  pensiero, ci fa vedere con altri occhi il mondo, genera trasformazioni o le segnala, crea piacere estetico e alimenta la nostra cultura. Soluzioni: investimento pubblico nell’istruzione (Accademie di Belle Arti), borse di studio per la creazione artistica e per progetti espositivi, programmi di residenza d’artisti permettendo lo scambio di idee, musei  di rilievo con spazi espositivi aperti ai giovani attraverso concorsi pubblici e trasparenti, il tutto di forma continuativa. In definitiva, un programma serio di valorizzazione della cultura e della qualità, perché non tutto è merce e non tutto scade il giorno dopo.
MARIA GIULIANA VIDETTA
Qual è la vostra domanda? Più precisamente, l’opera d’arte/l’attività artistica risponde alla domanda che l’artista si è posto e che attraverso l’opera rimanda al fruitore?
VL: Il tempo, la presenza, la memoria, il passaggio. I tra tempi, passato-presente-futuro si risolvono nella presenza, l’ora incarnata, l’ora che sta passando sempre. Quel attimo fuggente che racchiude l’eternità.
“Scrivere un poema: segnare la pelle dell’acqua./Soavemente i segni/Si deformano, si allargano,/esprimono ciò che vogliono/ la brezza, il sole,|  le nuvole,si distendono, si stringono, finché/ l’uomo che li sta guardando/-addormentato il vento,la luce alta-/ o vede il suo proprio volto/ oppure- trasparenza pura, profondo| fracasso- non vede più niente”  (Poetica a la que intento a veces aplicarme) Angel Gonzalez
ARTEFICE
L’idea del progetto Case d’Arte nasce dall’intuizione di poter mettere in relazione varie realtà di creativi presenti in città per poter così ampliare una rete di lavoro e quindi creare anche maggiori occasioni di visibilità.
Quali azioni potrebbero portare un contributo positivo alla scena culturale fiorentina?
VL: Credo sia necessario un maggior sforzo da parte delle istituzioni pubbliche, Comune, Regione e Stato: maggiore disponibilità di spazi espositivi pubblici di qualità, maggiore rigore nelle scelte espositive ed organizzative presso alcuni musei ed spazi pubblici della città, attraverso bandi di concorso pubblici, trasparenti e continuativi in modo di creare una rete dinamica di scambio anche con gallerie ed enti privati. Borse di auto alla creazione artistica da parte del Comune (assessorato alla cultura) insieme alla Banca Toscana, per  esempio? Concorsi a scadenza annuale, con fondi destinati alla organizzazione di un calendario di mostre in città, che riescano anche a coprire le spese di lavoro da parte degli artisti selezionati, mostre che dovrebbero diventare itineranti presso altre sede italiane e perché no, anche al estero. Una città come Firenze dovrebbe essere un laboratorio effervescente di idee, workshop, conferenze, residence… non solo affidate agli sforzi dei singoli (penso a lo schermo dell’arte, le mostre presso il museo marino marini, la strozzina, private flat) ma con un forte sostegno da parte delle istituzione pubbliche.

Il progetto si pone l'obiettivo di creare un nuovo strumento di visibilità che metta in contatto tra loro artisti, esercizi e istituzioni, che sia anche una proposta alternativa a fianco dei canali ufficiali per vivere un diverso punto di vista del nucleo cittadino. 




15 marzo 2011

GIORNATE DEI MESTIERI D'ARTE/ Journées des Métiers d'Art/ 1-3 APRILE 2011

Dal 1 al 3 aprile torna l'appuntamento con le Journées des Métiers d’Art (Giornate dei Mestieri d'Arte). Una fiera ditre giorni interamente dedicata all'Artigianato Artistico che dalla Francia si trasferisce a Firenze.

Anche quest'anno l'INMA (Institut National Métiers d'Art) di Parigi ci ha contattati per chiederci di coordinare l'edizione 2011 delle Giornate dei Mestieri d'Arte in Toscana. L'evento, giunto ormai alla sua quarta edizione, è ormai un appuntamento seguitissimo in tutta la Francia. A Firenze, dopo l'esperienza 2008, le Journées tornano per la seconda volta.
Agli artigiani partecipanti viene richiesto di tenere aperte le loro botteghe (saranno riconoscibili grazie al poster con il logo della manifestazione esposto in vetrina) e rendersi disponibili a dimostrazioni pratiche del loro mestiere contribuendo a diffondere la cultura del Mestiere d'Arte.
Un appuntamento che ci auguriamo possa diventare a scandenza annuale, sempre nello stesso periodo dell'anno, in modo che il pubblico lo possa mettere in agenda per l'anno successivo.


Tutti gli artigiani, le scuole, gli istituti, i musei che appartengono al mondo dell'artigianato d'arte, e che aderiranno alle Giornate dei Mestieri d'Arte, saranno inseriti all'interno dell'apposita pagina WEB creata dalla INMA di Parigi appositamente per l'occasione e usufruiranno dell'azione promozionale internazionale di cui la Francia si è fatta promotrice. Sarà dunque un'occasione unica per portare all'attenzione di un pubblico vastissimo, l'eccezionale tradizione dell'artigianato d'arte fiorentino. 


INFO

Journées des Métiers d'Art 2011
Tutta la Toscana


055 5384964 - 966



1-3 Aprile 2011